Beni della mafia confiscati a Lecco, dossier degli studenti dell'Ima

Presentato ieri pomeriggio il lavoro di ricerca che ha impegnato 22 studenti delle scuole salesiane lecchesi

Beni della mafia confiscati a Lecco, dossier degli studenti dell'Ima
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Una ricerca sui beni della mafia che lo Stato ha confiscato a Lecco. Un’occasione per far conoscere un progetto di importante rilevanza sociale, che ha visto gli studenti dell'Ima mettersi in gioco in prima persona. E la conferma che l’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco è una realtà aperta al territorio e sensibile alle sfide dell’oggi. È stato tutto questo - oltre che un fecondo momento di confronto tra esperti locali e non solo - l’incontro dal titolo “Beni confiscati a Lecco”, svoltosi nel pomeriggio di martedì 22 ottobre nella sede delle scuole salesiane di Lecco.

La mappa dei beni della mafia

In collaborazione con l’Associazione Libera, la classe quarta del Liceo delle scienze umane dell’Istituto Maria Ausiliatrice ha presentato un interessante lavoro che aveva la finalità di conoscere e mappare i beni confiscati alla mafia nel territorio di Lecco (una ventina circa) e il loro nuovo utilizzo in favore della società. Protagonisti del progetto - sfociato nella realizzazione di un apposito sito Web - sono stati 22 studenti, che hanno lavorato, non senza fatica, durante lo scorso anno scolastico, sotto la guida del professore Tarcisio Plebani, docente di Economia e Diritto.

Come hanno spiegato Daniele Maroni, Claudia Soresinetti e Lorenzo Redaelli, presentando il sito web, «siamo partiti dai dati disponibili sul sito dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (che ha in gestione e assegna i beni confiscati). Ci siamo poi divisi in gruppi e abbiamo cercato di approfondire il tema, fotografando i beni in questione e interpellando i sindaci del Comuni coinvolti per raccogliere informazioni ulteriori. Non senza incontrare qualche problema e resistenza».

La pizzeria "Fiore"

Tra le realtà visitate dagli studenti, non poteva mancare un luogo simbolo: la pizzeria “Fiore” di Lecco, che da covo di mafiosi (il famigerato locale si chiamava “Wall Street”) è diventata un riferimento per tanti, non solo per l’apprezzata cucina. Proprio la tormentata vicenda della “Fiore” è stata citata dal referente lecchese di Libera, Alberto Bonacina, in apertura dell’affollato incontro pubblico che ha visto la presenza di numerosi genitori, ma anche di cittadini e autorità.

A sua volta, il responsabile regionale della nota associazione, Luigi Guarisco, oltre a complimentarsi con i ragazzi, ha ricordato che, accanto alla confisca dei beni dei mafiosi Libera agisce sul versante della memoria, dell’educazione nelle scuole e delle politiche sociali. Citando Antonino Caponnetto, coraggioso magistrato palermitano protagonista di tante battaglie anti-mafia, Guarisco ha detto che pure oggi può venire dai giovani lo stimolo a continuare l’impegno contro la criminalità, anche quando le circostanze spingerebbero a desistere.

Il prefetto Formiglio: "La mia esperienza a Brescello"

Anche il prefetto di Lecco, Michele Formiglio, ha esortato gli adulti ad investire sui giovani. Ricordando la sua esperienza come commissario straordinario in un Comune emiliano, Brescello, sciolto per mafia, ha raccontato di come gli fosse stato impossibile in quel contesto intervenire sulle scuole, per sensibilizzare gli studenti. «È una ferita che mi è rimasta dentro», ha confessato. Aggiungendo però che «l’esperienza di questa classe, mobilitatasi sul tema della confisca dei beni ai mafiosi, mi ha, in qualche misura, “risarcito”».

La ricerca sarà intitolata a Paolo Cereda

A fare gli onori di casa è stato, infine, il professor Tarcisio Plebani, il quale ha proposto di intitolare il lavoro dei suoi studenti alla memoria di Paolo Cereda, referente di Libera a Lecco fino alla morte improvvisa, avvenuta due anni fa.
A chiusura dell’incontro un vivace dibattito, che ha visto, fra gli altri, l’intervento di un sindaco del territorio, Marco Passoni, primo cittadino di Olginate: nel suo territorio ha sede un appartamento ora destinato all’accoglienza di donne maltrattate.

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