Il filosofo Sini domani sera a Lecco

Al via la rassegna "Pensare l'evoluzione" proposta da Frammenti di Filosofia e dal laboratorio di cultura e filosofia Mechrì.

Il filosofo Sini domani sera a Lecco
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Sarà il filosofo Carlo Sini ad inaugurare domani sera, mercoledì 3 aprile, a Lecco, la rassegna «Pensare l’evoluzione».

Sini parla di evoluzione

Il ciclo di incontri si deve  al  felice connubio tra l’associazione lecchese Frammenti di Filosofia e il laboratorio di cultura e filosofia Mechrì di Milano. Attraverso le quattro serate in cartellone sarà proposta una sintesi, ovvero i risultati, del lavoro condotto nell'arco di un anno dia Mechrì insieme ai suoi sodali. L'evoluzione è il tema della rassegna che sarà ospitata nella sala conferenze di Confindustria Lecco e Sondrio, in via Caprera 4. L’ingresso alle conferenze è libero. L’inizio è alle ore 20.45.

L'intervista a Sini

Sini, accademico dei Lincei, già professore di Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano, nonché direttore scientifico di Mechrì, affronterà la domanda «Evoluzione significa progresso?». Modererà l’incontro Enrico Bassani, presidente di Frammenti di Filosofia, che in vista della serata ha conversato con Sini nell’intervista pubblicata sul Gironale di Lecco in edicola questa settimana, che vi regaliamo qui nelal sua versione integrale.

Nell’introduzione all’incontro di mercoledì prossimo lei scrive che «il grande sogno della moderna ragione filosofico-scientifica di instradare gli uomini verso età di pace e benessere diffusi si è infranto». Eppure le scienze mai come in quest’epoca sembrano aver raggiunto il pieno dispiegamento della propria potenza. Significa che il progresso, scientifico in particolare, non ha nulla a che vedere con pace, giustizia e felicità per gli uomini?

«Il progresso scientifico ha sicuramente a che vedere col miglioramento materiale, e quindi anche morale, della vita umana. Non è però in grado di produrlo da solo. Anzitutto ha bisogno del concorso della politica mondiale e, conseguentemente, necessita di una drastica liberazione dal soffocante abbraccio degli interessi economico-finanziari. La ricerca, cioè, deve diventare davvero “libera” e internazionale, a vantaggio di tutti e non di alcuni soltanto».

Che cosa fa di una semplice metamorfosi una «evoluzione», intendendo tale termine come contrario di «involuzione»? E che cosa fa di una «evoluzione» un «progresso», ossia una proiezione pragmatica nella direzione di un avanzamento di capacità e potenzialità? E in che senso questa linea indefinitamente articolata e articolabile verso un accrescimento autoreferenziale della propria «potenza» (il progresso) ha a che fare con il «bene» dell’uomo?

«L’evoluzione biologica concerne l’adattamento delle specie al loro ambiente, costituito dalle relazioni di tutte le forme di vita interessate tra loro e con le risorse disponibili. Si tratta di relazioni reciproche che modificano continuamente le strutture biologico-ecologiche, determinando, entro certi limiti, il potenziamento di taluni e la scomparsa di altri viventi. Il bene dell’uomo è invece un fattore culturale, la cui soglia sopravanza quella unicamente “naturale”».

Il tema dell’evoluzione sollecita inevitabilmente quello che in filosofia è il tema dei temi: l’origine. Ossia, «evoluzione» comporta il fatto che vi sia già qualcosa di dato, e quindi di originato. Ma questa evoluzione si dà a partire da che? E, quindi, a partire da chi?

«Il tema dell’inizio non può che partire da qui, cioè dove si trova chi pone il problema. In questo senso l’inizio è sempre qui, ma nel doppio senso di ciò che rispecchia l’origine in quanto sua conseguenza e di ciò che l’origine di fatto la pone, come rispecchiamento del suo modo di indagarla e del “come” del suo porre, essendo sempre già iniziati ed inizianti. L’origine è pertanto un tema filosofico, che il lavoro pur straordinario della scienza non è però in grado di chiarire in modo esauriente».

Se non in nome del «progresso», e neppure della «evoluzione», in virtù di che cosa è possibile immaginare o fantasticare un futuro dell’umanità meno carico di ineguaglianze e sofferenze?
«Il cammino delle conoscenze è un fattore certamente indispensabile, ma dobbiamo ricordare che esso pone anzitutto problemi collaterali molto minacciosi per la sopravvivenza della vita sul pianeta. Certo, la scienza stessa può mobilitarsi a risolverli, ma già dicemmo che da sola essa non è in grado di garantire quello che chiamiamo “progresso” nella sua sostanza reale e condivisa. In secondo luogo, proprio la scienza concorre a potenziare le armi di distruzione di massa. Se dobbiamo diffidare del semplice progresso e della cosiddetta evoluzione, forse è importante puntare sul potenziamento della saggezza, campo nel quale la cultura umanistica può esercitare un’efficacia».

Intervista di Enrico Bassani

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