A processo per danneggiamento accusa il fratello

Il processo è stato rinviato al 29 novembre per la sentenza

A processo per danneggiamento accusa il fratello
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Alla sbarra per danneggiamento di un'auto punta il dito contro il fratello

L'udienza questa mattina a Palazzo di Giustizia a Lecco

Amor di fratello, amor di coltello. Così recita una vecchio adagio. E questa mattina in Tribunale a Lecco davanti al giudice Nora Lisa Passoni,  quel proverbio non è stato certo smentito. Si perché alla sbarra con l'accusa di aver danneggiato l'auto del cognato è finito Renzo Berera, 73 anni, originario di Premana, ma residente ad Arosio.

I fatti contestati

I fatti contestati all'imputato, titolare di un appartamento a Premana dove trascorre estati e week end sarebbero avvenuti il 18 luglio del 2012.  Secondo il quadro accusatorio sostenuto dal pm Mattia Mascaro,  quando   Antonio Elli (marito di Marta, sorella dell'imputato) aveva trovato la sua Fiat Marea danneggiata. Inoltre sul parabrezza della sua vettura aveva rinvenuto un foglio di giornale con alcuni insulti scritti con un pennarello nero. Elli aveva puntato il dito contro il cognato Renzo, ma a onor del vero, come è emerso in tribunale, in famiglia tra i vari parenti non corre molto buon sangue.

La testimonianza dell'imputato

Renzo Berera questa mattina ha acconsentito a rispondere alle domande di giudice e pm.  "In famiglia siamo 11 fratelli, e tra mio cognato Antonio Elli e mio fratello Giacomo non corre molto buon sangue". Il tutto, ha spiegato l'imputato al giudice, perché vent'anni fa, quando si sposò in Spagna il figlio di Elli, Giacomo non prese parte alla cerimonia nuziale. "Da allora, pur abitando vicini, si sono fatti diversi dispetti". Fino al 18 luglio del 2012. "Fino a quella data io ed Elli non abbiamo mai avuto problemi, anzi ci frequentavamo spesso. Poi una mattina ho saputo dai carabinieri che mi aveva accusato di avergli rovinato la macchina. E da allora quando arrivo nella mia casa in Valsassina trovo la porta piena di sputi".

Accuse al fratello Giacomo

In aula il giudice Passoni ha mostrato il foglio di insulti a Renzo Berrera e gli ha chiesto se riconosceva la scrittura. "Sì - ha risposto l'imputato - al 90 per cento è la scrittura di mio fratello Giacomo. Lo so perché tempo fa mi aveva fatto dei lavori in casa e mi lasciava dei promemoria".

In aula la grafologa

Renzo Berera comunque in tribunale si è portato anche una grafologa, la dottoressa Donatella Neti, con studio a Milano. Secondo la professionista quel foglio non può essere stato scritto dall'imputato  sebbene "tra fratelli è normale avere lo stesso tipo di scrittura tuttavia l' impostazione assiale non si può cambiare e nello scritto è oscillante mentre  Berera scrive in maniera uniforme".

 

Al termine dell'udienza il processo è stato aggiornato al 29 novembre per la sentenza.

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