Parla lo stalker di Lara Comi, arrestato a Lecco: "Forse sono stato eccessivo..."

Ventisette denunce, anni di messaggi e molesti: "Volevo farle capire che i sentimenti che provavo erano veri".

Parla lo stalker di Lara Comi, arrestato a Lecco: "Forse sono stato eccessivo..."
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Ieri a Busto Arsizio ha testimoniato Giovanni Bernardini, l’imprenditore veneto stalker dell’eurodeputata Lara Comi. L'uomo venne arrestato a Lecco a settembre. L'eurodeputata era in città per per partecipare ad una partita di calcio di  solidarietà sul campo della Rovinata. Il suo persecutore si era presentato a Lecco addirittura con un anello di fidanzamento.

Stalker Comi: “Espresso i miei sentimenti in maniera forse eccessiva”

“Non mi sento uno stalker. Ho solo espresso i miei sentimenti, forse in maniera un po’ ossessiva”. Ha risposto così, ieri , all’avvocato dell’eurodeputata Lara Comi l’imprenditore di Jesolo Giovanni Bernardini nell’ambito del processo per stalking che lo vede nuovamente imputato dopo che, violando l’ordinanza del giudice dopo anche un periodo di carcere e domiciliari, era tornato a scriverle e importunarla attraverso un falso profilo Facebook, con tanto di fedi nuziali acquistate e matrimonio programmato. Bernardini ha testimoniato oggi davanti al giudice del Tribunale di Busto Arsizio.

Da Medjugorje al carcere

Sotto le domande del Pubblico Ministero, Bernardini ha ripercorso la storia di quell’affetto “malato”, di quell’ossessione che ha portato la politica saronnese a 27 denunce nel corso degli ultimi 3-4 anni. “Era la fine del 2017, mi trovavo in un momento di insoddisfazione e incertezza della mia vita. Andai in pellegrinaggio a Medjugorje e lì decisi di dargli una svolta, anche dal punto di vista affettivo. E non so se per causa mia o chissà per quali altri motivi – ha esordito, lo sguardo al cielo – ho pensato alla signora Comi”. Quello l’inizio, coi primi mazzi di fiori fatti recapitare a casa della saronnese nel gennaio e le visite a Saronno per incontrarla. E i messaggi, centinaia e centinaia. “Lei è un personaggio pubblico, credevo che in tanti le dessero simili attenzioni – si è giustificato – Io volevo farle capire che i miei sentimenti erano veri”.

Nuova perizia

Il giudice ha rigettato la richiesta del pm di allegare alle carte processuali una perizia fatta al termine dell’ultimo processo, a dicembre scorso (quando Bernardini si trovava agli arresti domiciliari dopo un mese di carcere per aver violato il divieto ad avvicinarsi a Comi), che dichiarava la parziale incapacità di intendere e di volere. E ne ha disposta una nuova, come chiesto anche dalla parte civile. Proprio alcuni mesi fa, infatti, Bernardini dal carcere aveva scritto una lettera di scuse, promettendo che avrebbe smesso di cercare di contattare l’eurodeputata. Promessa violata: un messaggio di auguri a Natale e poi, “su consiglio di un amico”, nuovi commenti e foto (tra le quali quelle delle fedi nuziali comprate) con un profilo Facebook falso. “Quando ci si trova in carcere non si vede l’ora di uscire. Da una parte c’era anche la volontà di scusarmi, ma volevo uscire – ha risposto – Ritenevo eccessiva quella misura. A volte la ragione parla, ma il cuore viaggia su altri livelli. Ma non l’ho mai minacciata, non ritenevo che le mie fossero nemmeno molestie. Ho cercato di forzare la sua volontà, farle capire la realtà di ciò che provavo. Ora non voglio più continuare su quella strada. Mi sono fermato”.

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