Annegati nell’Adda, anche quest’estate è una strage INTERVISTA

Parla Giacomo Passera, presidente dei Sommozzatori

Annegati nell’Adda, anche quest’estate è una strage INTERVISTA
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Una strage. Non c’è altra parola per raccontare anche quest’anno purtroppo lo stillicidio di incidenti, anche mortali, avvenuti lungo le sponde di laghi e fiumi, soprattutto nell’Adda, nell’Oglio e nel lago d’Iseo. Annegamenti che coinvolgono spesso ragazzi giovanissimi. Morti per sfuggire al caldo e per essersi fidati di un ambiente, il fiume, di cui non ci si dovrebbe mai fidare.

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Sommozzatori: tredici interventi in due mesi

Per Giacomo Passera, presidente del Nucleo Sommozzatori di Treviglio, è una triste litania. “Quest’anno siamo già a quota tredici interventi in due mesi, per tirare fuori dall’acqua persone in difficoltà e in diversi casi purtroppo non c’è stato nulla da fare – spiega – Il problema principale è sempre quello: questi ragazzi si tuffano in acqua senza sapere nuotare, o pensando di sapere nuotare adeguatamente in un ambiente in cui invece non è possibile farlo a causa della corrente”.

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E’ il fiume il pericolo principale. “Fare il bagno nell’Adda è vietato perché è pericolosissimo – continua – La corrente è forte, l’acqua fredda e spesso tra quelli che andiamo a recuperare c’è gente che magari ha appena finito di mangiare o di bere”. Il consiglio? Semplicemente non tuffarsi mai. “Va bene bagnare i piedi, non di più. Mai.” continua Passera.

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La prevenzione non basta

Eppure le attività di prevenzione messe in atto dai Sommozzatori non sono poche. C’è un presidio fisso dei Sommozzatori ogni weekend tra Cassano e Groppello. I Comuni hanno fatto negli anni installare decine di cartelli di divieto di balneazione, scritti in cinque lingue. I Sommozzatori stessi organizzano e portano avanti incontri nelle scuole primarie di diversi paesi rivieraschi, oltre che a Treviglio. Ma non basta.

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“Incontrandoli nelle scuole della zona, da Fara a Canonica, a Pontirolo e Treviglio, cerchiamo di spiegare che il fiume è un ambiente bello ma pericoloso e che è un attimo trasformare una bella giornata di divertimento in una tragedia – spiega – Sul posto invece ci sono i cartelli, fatti installare dai Comuni. Le sponde ne sono piene e francamente non credo che i Comuni possano fare più di così. Il fatto è che la prevenzione, l’educazione, vanno bene. Ma ogni domenica c’è un ricambio incredibile di persone – continua – Ogni settimana ci sono persone diverse. Leggono i cartelli una volta, e la domenica successiva vanno altrove a fare il bagno”.

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