"Zone rosse" per i centri di accoglienza migranti: un "tornado" piomba su Calolzio

I nuovi Cas non potranno essere inseriti vicino a scuole e alla stazione ferroviaria, mentre dovranno chiedere un apposito nulla osta per le aree nelle vicinanze della biblioteca e degli oratori.

"Zone rosse" per i centri di accoglienza migranti: un "tornado" piomba su Calolzio
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I nuovi Cas non potranno essere situati vicino alle scuole e alla stazione ferroviaria, mentre dovranno chiedere un apposito nulla osta per le aree nelle vicinanze della biblioteca e degli oratori. Lunedì 8 aprile, il Consiglio comunale di Calolziocorte ha approvato a maggioranza un nuovo regolamento  per le strutture di accoglimento per migranti. Un provvedimento che è diventato subito "pietra di scandalo" e che ha proiettato alla ribalta delle cronache nazionali la città di Calolziocorte e la Giunta del sindaco Marco Ghezzi.

Un regolamento sulle strutture di accoglimento migranti

L'articolo 1 del provvedimento presenta in linea generale i requisiti minimi che eventuali nuovi centri d'accoglienza migranti dovranno avere: essere collocati in luoghi abitati facilmente raggiungibili per permettere agli ospiti di integrarsi alla vita sociale e di avere un facile accesso ai servizi; oltre a un numero di servizi igienici adeguati al numero degli occupanti. Le polemiche però sono riferite all'articolo 2: "Considerato prioritario favorire processi di integrazione condivisi con i residenti e ritenuto fondamentale che il Comune possa programmare e supervisionare eventuali insediamenti di Centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, viste le molteplici problematiche sociali e di sicurezza che questo tipo di strutture possono generale (con questo inciso eliminato prima della messa ai voti, quale unica concessione della maggioranza alle opposizioni ndr), vengono individuate alcune zone dette "sensibili". In particolare le zone segnate in rosso (stazione ferroviaria e scuole) si intendono vietate e quelle in blu (biblioteca e oratori) necessitano di nulla osta. Tra i centri di accoglienza e le zone sensibili dovrà esserci una distanza minima di 150 metri, misurata calcolando il percorso pedonale più breve".

Le motivazioni del sindaco Ghezzi

"Abbiamo individuato delle zone sensibili, come la stazione e le scuole, dove è vietata la collocazione di nuovi centri di accoglienza nel raggio di 150 metri, calcolando il percorso pedonale più vicino. Poi sono state individuate delle zone blu (biblioteca e oratori), in cui bisognerà chiedere un nulla osta preventivo in modo tale che il Comune possa verificarne la compatibilità - ha spiegato il sindaco Marco Ghezzi durante l'assise di lunedì 8 aprile - Con questo provvedimento non vogliamo assolutamente impedire l’apertura di nuovi Cas, ma solo regolamentare per fare in modo che questa sia una vera accoglienza. Vogliamo dare delle garanzie sia alle persone accolte sia ai cittadini".

Le reazioni in Consiglio

I due gruppi di minoranza però non sono rimasti in silenzio e hanno promesso battaglia contro la decisione della Giunta. La consigliera di Cittadini Uniti, Sonia Mazzoleni, ha detto di volersi rivolgere alla Prefettura; mentre Diego Colosimo di Cambia Calolzio ha aggiunto. "Arriva un messaggio pericoloso e discriminatorio che fa assomigliare i migranti ad un pericolo sociale: così non si fa integrazione. Stiamo pensando di fare ricorso al Tar e di rivolgerci alle associazioni che si occupano di migranti".  Al momento della votazione del provvedimento così il consigliere Paolo Cola (Cittadini Uniti) è uscito dall’aula e i due gruppi di minoranza si sono detti contrari, ma la maggioranza compatta ha tirato dritto e approvato il regolamento.

Le reazioni nei giorni seguenti

Non si sono fatte attendere le numerose reazioni dei politici lecchesi e delle associazioni a sostegno dei Centri d'Accoglienza e degli stessi migranti. Un "tornado" di reazione che ha letteralmente investito la Giunta Ghezzi.

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