Una tesi di laurea sul progetto BarroBugBox

Un progetto lecchese e una tesi di laurea contribuiscono alla tutela delle api e degli altri insetti impollinatori.

Una tesi di laurea sul progetto BarroBugBox
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Il progetto BarroBugBox è il tema della tesi di laurea discussa dal lecchese Michele Butta, attivista del WWF Lecco, che ha concluso così il suo percorso universitario.

Il progetto BarroBugBox nella tesi di Matteo Butta

Il lecchese Michele Butta, attivista del WWF Lecco, si è laureato in Produzione e protezione delle piante e dei sistemi del verde, con la brillante valutazione di 110 e lode, con una tesi sull’utilizzo del polline di Osmia cornuta per la valutazione dello spettro pollinico e del contenuto di inquinanti. Si tratta di uno studio pionieristico in questo campo sul territorio lecchese, e uno dei pochi sinora accertati a livello internazionale.

Un progetto per salvaguardare gli impollinatori selvatici

Il progetto BarroBugBox è un’iniziativa del WWF Lecco finalizzata allo studio e alla salvaguardia degli impollinatori selvatici (api solitarie, diverse dalle più note api mellifere) e del loro habitat naturale, con il posizionamento di casette artificiali per favorire la presenza di questi insetti e di strutture per la raccolta e l’analisi dei pollini.

Il periodo di studi

L’attività di Michele Butta si è svolta negli anni 2017 e 2018 all’interno dell’area protetta del Parco Regionale del Monte Barro, raccogliendo il polline depositato dalle api selvatiche in strutture apposite (nestblock o beehive), disposte nei vari ambienti del Parco, ad altitudini diverse e in diversi contesti, per raccogliere informazioni sullo stato di salute dell’ambiente.

L'attività di analisi

Il materiale prelevato è stato sottoposto ad analisi che hanno messo in evidenza da quali gruppi di piante questi insetti prelevano il nutrimento. Ne è emerso che la maggior parte proviene sorprendentemente da piante anemofile, ovvero specializzate nella dispersione di polline tramite il vento. Il materiale è stato analizzato e valutato anche per la presenza di tredici elementi potenzialmente tossici per l’uomo, gli insetti stessi e l’ambiente in generale, ma le cause all’origine di questi livelli sono ancora da accertare. In generale questo studio ha gettato le basi per interessanti sviluppi futuri che abbracciano più settori disciplinari, e potrebbe rivelarsi un nuovo metodo per la rilevazione dell’inquinamento ambientale.

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