25 aprile a Lecco, Brivio: "Resistiamo di fronte a chi vorrebbe far rivivere epoche intrise di sangue" VIDEO

Il discorso ufficiale del primo cittadino.

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"Siamo tutti figli del 25 Aprile ".  Così il sindaco di Lecco Virginio Brivio ha concluso il suo discorso ufficiale declamato oggi in occasione del 73esimo anniversario della Liberazione.

25 Aprile a Lecco

Un richiamo forte, netto, ai valori della Resistenza, ma anche un sunto delle tante iniziative promosse dal Comune e dai lecchesi per respingere al mittente quel rigurgito xenofobo, razzista, per non dire fascista, che purtroppo si respira nel nostro Paese e anche a Lecco. Basti pensare alle oltraggiose scritte inneggianti a Luca Traini, autore del tentativo di strage avvenuto a Macerata, comparse in corso Matteotti. O alle svastiche apparse a Calolzio. Brivio invece a ricordato che Lecco è intrisa di valori antifascisti. Non a caso sono stati tanti i lecchesi che hanno partecipato alla manifestazione organizzata a Como dopo l'irruzione di un gruppo neofascista nella sede di un’associazione che si occupa di migranti. Non solo ma il primo cittadino ha posto anche l'accento sulla presa di posizione del Consiglio contro le manifestazioni di sapore"nostalgico".

Ecco il discorso integrale del sindaco di Lecco

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alle Autorità che rappresentano le Istituzioni, le Associazioni e soprattutto i cittadini intervenuti oggi per celebrare il 73°anniversario della Liberazione, festa nazionale della Repubblica Italiana e festa di ognuno di noi.

Una festa che la Città di Lecco è in grado di rendere, anno dopo anno, più ricca di significato, grazie ad appuntamenti che non si concentrano nella sola giornata di oggi, ma che spaziano nel tempo e offrono differenti livelli di approfondimento che abbracciano le nuove generazioni così come quelle che più si avvicinano, per età, agli anni in cui la nostra storia di italiani cambiò per sempre.

Lecco, Città Medaglia d’argento al Valor Militare

Lecco, Città Medaglia d’argento al Valor Militare, oggi come all’ora, sempre attenta nella difesa dei valori di libertà e democrazia, di pace e fratellanza, valori che proprio oggi necessitano di una decisa rinvigorita. Non si tratta di retorica, purtroppo. Mi piacerebbe molto che il 25 Aprile del 2018, 73 anni dopo uno dei capitoli più bui della storia dell’umanità, fosse solo un appuntamento per ricordare i lontani anni in cui la crudeltà dell’uomo spazzò via senza pietà la vita di tanti nostri fratelli con le leggi razziali o i morti durante la guerra da militari o da civili impegnati nella Resistenza nelle nostre Città. Purtroppo però i fatti ci dicono che non è così e che il 25 Aprile non può essere liquidato come una data storica da studiare come tante altre sui libri di scuola. Sul 25 Aprile si fonda la nostra Democrazia, il nostro essere un popolo libero. Eppure oggi, sempre più spesso, assistiamo a rigurgiti, nemmeno troppo velati, di atteggiamenti razzisti, xenofobi e neofascisti. Troppo spesso assistiamo a insulti, prevaricazioni e atti intimidatori e violenti nei confronti di chi viene considerato diverso da noi e di chi si impegna per creare un terreno fertile su cui il seme della diversità possa germogliare e trasformarsi in ricchezza per la nostra Comunità.

Città protagonista della Resistenza

La nostra Città ha scelto perciò di essere protagonista ancora una volta della Resistenza, quella attuale, quella che abbiamo ereditato dai nostri padri e nonni e che oggi assume un significato ancora più denso e profondo.  Proprio sul finire dello scorso anno, il nostro Comune ha partecipato con orgoglio e convinzione alla manifestazione nazionale antifascista organizzata a Como, “E questo è il fiore…” in seguito all’irruzione di un gruppo neofascista nella sede di un’associazione che si occupa di migranti. Una risposta pacifica, senza colore politico, trasversale e unitaria, il cui unico obiettivo era colmare di speranza il pericoloso squarcio provocato da questi nostalgici di un passato che non deve tornare. Noi non lo permetteremo. Non questa Amministrazione, non i lecchesi che hanno nel proprio DNA i valori della Resistenza partigiana.

La mozione approvata in Consiglio

Una Resistenza che è al centro dell’ordine del giorno “Valori della Resistenza antifascista e dei principi della Costituzione repubblicana – Atto di indirizzo politico-amministrativo” approvato quest’anno in Consiglio Comunale e sottoscritto da più gruppi consiliari, non solo di maggioranza, a sottolineare come i valori di libertà e democrazia siano condivisi in modo trasversale, anche se non totale, dalle forze politiche che rappresentano la Città. Con questo atto si chiede al Sindaco e alla Giunta  di: "adottare misure contro ogni espressione di neofascismo o neonazismo e contro ogni manifestazione di discriminazione e di intolleranza, individuando le forme e le modalità più efficaci: per non consentire, secondo i mezzi e i limiti previsti dall'ordinamento e, principalmente attraverso il Regolamento Comunale, che le organizzazioni neofasciste abbiano agibilità politica sul territorio cittadino, in particolare nell'ambito delle occupazioni di suolo pubblico; per il mantenimento della memoria storica della Resistenza e delle origini antifasciste della Repubblica Italiana, con iniziative culturali in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, e nei luoghi di aggregazione; per sensibilizzare la cittadinanza sui nuovi fascismi e nazifascismi con particolare attenzione alle fasce più giovani o vulnerabili e quindi più esposte, se non in possesso degli adeguati strumenti storicoculturali, alla mitologia neofascista". 

L'Anpi

Un ordine del giorno condiviso con la sezione lecchese dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, anche oggi al nostro fianco durante le celebrazioni ufficiali, con la quale condividiamo un percorso che parte da molto più lontano e che di strada ne farà ancora tanta, ognuno con il proprio ruolo, ma sempre dalla stessa parte. Quella parte da cui negli ultimi anni, anche grazie alla collaborazione con altre Istituzioni, Associazioni e singoli concittadini, abbiamo dato vita a una “memoria collettiva” che punta sì a mantenere vivo il ricordo di chi ha dato la vita per la nostra Patria, ma soprattutto a  tramandare un prezioso bagaglio storico e culturale alle giovani e future generazioni. Penso al Museo della Resistenza allestito nel Polo museale di Palazzo Belgiojoso a Castello, alle intitolazioni del centro civico Sandro Pertini a Germanedo e  del centro civico Sorelle Villa a Olate. La “Mappa della Memoria”, quattro percorsi che si snodano sul nostro territorio e che permettono di esplorare veri e propri itinerari, ripercorrendo le vicende della Grande Guerra, i percorsi della salvezza utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale, i luoghi della Resistenza e infine dei percorsi della Liberazione al termine dell’ultimo conflitto mondiale. E ancora il restauro del Monumento ai Caduti di tutte le guerre, che è tornato a risplendere e a dare dignità ai nostri morti e il prossimo progetto di restauro delle targhe che in Città ci ricordano volti e avvenimenti protagonisti della Resistenza. Infine, abbiamo avuto la possibilità di ammirarla anche oggi qui in Municipio, la mostra dedicata a Teresio Olivelli, figura storicamente legata alla Resistenza del nostro territorio, proclamato beato a inizio anno che ci ricorda la tragedia vissuta dai militari internati nei Lager, rei di aver scelto di stare dalla parte giusta, quella della libertà.  

I tanti  progetti lecchesi

Grandi e piccoli progetti, gesti concreti e ideologici, tutti uniti dal filo rosso che ci lega saldamente alle nostre origini, al nostro essere cittadini liberi, uguali, capaci di unirsi di fronte alle difficoltà e di combattere a testa alta per un ideale. Lo stesso ideale che, solo qualche giorno fa, ci ha fatto scendere in piazza insieme a diverse anime di questa Città, tanto bella quanto a volte contraddittoria, per dire basta al massacro in Siria. L’animo umano è capace di atrocità inenarrabili, alle quali abbiamo il dovere di dire un secco e convinto “no”. Perché non c’è Paese troppo distante da noi, non c’è religione troppo diversa dalla nostra, non c’è cultura tanto difforme dalla nostra, che possa giustificare l’essere ciechi e insensibili di fronte a violenza, barbarie e stragi di innocenti. Perché i morti che vediamo drammaticamente, ma anche tanto distrattamente oggi in tv, 70 anni fa erano i nostri nonni, zii, amici e conoscenti. E potremmo essere di nuovo noi, il nostro migliore amico, il nostro vicino di casa, a finire al centro di una spirale di odio alimentata dal “sonno della ragione”. Perché è questo che si cela dietro ogni violenza: l’ignoranza, nel significato letterale del termine; il non conoscere e non voler conoscere qualcosa che sembra non appartenerci. 

Troppa intolleranza

In un clima in cui il dare addosso al diverso, al più debole - e non mi riferisco solo allo straniero, ma penso ai terribili atti di bullismo commessi dai nostri figli nei confronti dei compagni di scuola - a chi ha un differente orientamento politico, religioso, sessuale, è diventato lo sport nazionale, a partire dai più alti livelli istituzionali fino ai gruppetti di ragazzi che inneggiano a personaggi e epoche passate senza probabilmente sapere di che parlano, noi non  possiamo chiudere gli occhi. Non possiamo accettare che la nostra libertà, così faticosamente ottenuta, venga limitata dallo spettro della paura: la libertà va difesa ogni giorno. Perché la democrazia e la libertà non sono mai conquistate una volta per tutte. Sono un patrimonio che ci è stato consegnato e che, in questi mutamenti epocali che stiamo attraversando, dobbiamo essere in grado  di trasmettere alle generazioni future.

Non possiamo permetterci l'odio

E’ arrivato il momento di smettere di pensare e agire come singoli, convinti che i nostri diritti personali valgano di più di altri. Torniamo a quel 25 Aprile di 73 anni fa e  facciamo nuovamente nostro il pensiero dei Padri costituenti e i sentimenti di comunità che si fusero in quella che oggi chiamiamo Italia, in quella che oggi chiamiamo Europa. Nella convinzione che non sia solo un’area geografica indicata dai contorni su una cartina, ma uno scrigno di valori universali.  Non possiamo permetterci che il sentimento di odio che siamo riusciti a debellare con la perdita di centinaia di migliaia di vite umane dei nostri militari, di partigiani, di giovani e donne, faccia ritorno nella nostra quotidianità.

Resistiamo, ieri come oggi, di fronte a chi non tende una mano a chi fa più fatica.

Resistiamo, ieri come oggi, di fronte a chi vuole consegnarci un mondo bieco. Resistiamo, ieri come oggi, di fronte a chi non tende una mano a chi fa più fatica. Resistiamo, ieri come oggi, di fronte a chi vorrebbe far rivivere epoche intrise di sangue. Resistiamo, ieri come oggi, di fronte a chi fa di tutto per instillare dubbi, insicurezze, paure e di fronte a chi cavalca questi sentimenti per il proprio tornaconto. Perché è più facile parlare alla pancia della gente, soprattutto in momenti di incertezza come quello che stiamo attraversando anche sul fronte politico, sia nazionale che internazionale. Ma noi siamo tutti eredi di chi ha lottato per restituirci un mondo migliore. Siamo tutti eredi di chi è morto per ideali che oggi vanno custoditi gelosamente e fatti crescere con amore. Siamo i testimoni viventi della lotta per la libertà che nel 1976 valse alla Città di Lecco la Medaglia d’argento al Valor Militare consegnata dall’allora Presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini in una giornata storica per la nostra Città.

Siamo tutti figli del 25 Aprile e non lo affermiamo solo oggi, in occasione del 73° anniversario della Liberazione, ma lo sosteniamo ogni giorno, con convinzione, al lavoro, a scuola, in famiglia, con gli amici. Ognuno di noi sia un megafono per i valori di libertà, democrazia e pace tra i popoli.

 

Oggi e sempre, viva la Resistenza, viva il 25 Aprile, viva l’Italia!

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