Galbiatese raccoglie in pochi giorni un quintale di aiuti per la Siria

La ventottenne galbiatese ha lanciato un appello su Facebook: «Straordinaria la risposta concreta».

Galbiatese raccoglie in pochi giorni un quintale di aiuti per la Siria
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Galbiatese raccoglie in pochi giorni un quintale di aiutu per la Siria

Aiuti per la Siria

Educatrice per vocazione, da un paio di anni Susanna Meregalli, 28 anni, è anche «educatrice senza frontiere», volontaria nell’omonima onlus fondata da don Antonio Mazzi. Una collaborazione che l’anno scorso l’ha portata ad operare per alcune settimane in Madagascar. Un’esperienza che le ha rafforzato una convinzione: se non vuoi o non puoi stare con le mani in mano di fronte a quello che di brutto accade nel mondo, se hai spirito d’iniziativa e ti apri all’aiuto degli altri per fare qualcosa di concreto, magari finisce davvero che riesci a mobilitare il (tuo) mondo per cambiare il mondo.

Un quintale di materiale

Questo a premessa di quello che Susanna ha fatto nei giorni scorsi. In meno di due settimane è riuscita a raccogliere una quintalata di materiale vario - alimenti per neonati, cancelleria scolastica, vestiario - che subito dopo Pasqua prenderà il volo per atterrare in Giordania ed essere distribuito nei capi profughi siriani a nord di questo stato cuscinetto del Medio Oriente. Il bello è che a darle una mano in questa impresa sono state mamme, colleghe, ma anche persone prima sconosciute, Tutte del Lecchese dove Susanna vive e lavora.
«Hanno risposto al mio appello e il risultato è stato straordinario» sancisce quasi incredula la giovane galbiatese.

«Educatori senza frontiere»

Laureata in Scienze dell’Educazione, un lavoro da insegnante di sostegno nelle scuole con la cooperativa sociale «La vecchia Quercia» di Calolziocorte, due anni fa Susanna Meregalli è entrata a far parte di «Educatori senza frontiere». Dopo un anno di formazione è partita come volontaria per il Madagascar. Per una estate, ha lavorato dentro una comunità di accoglienza per bambini e ragazzi che vivono in situazioni di grave disagio sociale.

La tragedia siriana

«Mi sarebbe piaciuto ripetere l’esperienza anche quest’anno, ma per ragioni legate al mio impegno lavorativo non potrò farlo». Eppure proprio questa impossibilità l’ha motivata ad impegnarsi in un altro progetto che covava da tempo. «Da sempre seguo il dramma del popolo siriano in fuga dalla guerra e in particolare la situazione dei bambini costretti a crescere nei campi profughi sorti sui vari confini del Paese racconta - E’ un tragedia che perdura, anche se viene ormai taciuta dai media internazionali. E’ come se l’opinione pubblica volesse dimenticare questo genocidio in corso d’opera. Mi sarebbe piaciuto partire come volontaria. Nel tempo la situazione è però precipitata, al punto che l’accesso agli operatori delle ong è oggi stato fortemente limitato per ragioni di sicurezza».

L'appello in rete

Susanna voleva però fare lo stesso qualcosa e qualcosa ha fatto. «Sono entrata in contatto con due volontarie italiane. Anzitutto con Agnese Gambaro, di Gaeta, che opera per TimeForLife, un’associazione che organizza spedizioni di aiuti nei campi della Giordania. Poi ho conosciuto Monica Sacco, di Arona, in procinto di partire. Molto semplicemente mi sono messa a disposizione per raccogliere materiale. Non l’avevo mai fatto. Ho utilizzato la piattaforma di Facebook per lanciare il mio appello, condividendolo su gruppi che già frequentavo. Il passa parola è stato esaltante, ha raggiunto anche lecchesi che oggi abitano lontano da qui. Straordinaria la risposta. I miei alunni a scuola e le loro famiglie hanno contribuito portandomi matite, penne, pastelli. Non mi aspettavo un altruismo così pronto e concreto. In dieci giorni ho raccolto tanto di quel materiale che ad un certo punto ho dovuto dire stop. Di più non avrei saputo come farlo arrivare a destinazione».

La spedizione

Tutto quanto partirà con Agnese e Monica dopo Pasqua. «Faranno base in Giordania. Ed è possibile che ad un certo punto riesca a raggiungerle per aiutarle sul posto» auspica Susanna. Perché fare qualcosa in più è sempre possibile.

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