Ecco Lombardia Progressista: «Regione eccellente? Immagine fuorviante»

I candidati lecchesi della lista a supporto di Gori

Ecco Lombardia Progressista: «Regione eccellente? Immagine fuorviante»
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Si presenta la lista di Lombardia Progressista.

Ecco i candidati lecchesi di Lombardia Progressista

C'è anche la lista di Lombardia Progressista a sostegno di Giorgio Gori. Sabato pomeriggio è stata presentata la rosa di nomi lecchesi della formazione ispirata da Giuliano Pisapia. Ovvero Stefano Sacco, Pietro Radaelli, Monica Piva e Monica Capodanno. «L'immagine dell'eccellenza lombarda è fuorviante», ha detto in apertura Sacco, 36 anni, insegnante al Grassi e mandellese d'adozione. «Ci sono tante zone d'ombra su cui bisogna intervenire, per creare una regione che sia più equa, sostenibile, giusta e vicina agli ultimi. Non promettiamo la luna: il candidato fa della concretezza e dell'azione politica il suo punto di forza, come ha dimostrato nel suo mandato a sindaco di Bergamo. La nostra lista si caratterizza per essere civica e di sinistra, e crediamo in un centrosinistra coeso e unito».

«Serve un profondo cambiamento»

Con lui (ma non candidato) anche Guido Galardi, già consigliere regionale per 10 anni, dal '90 al 2000. «Mi sono messo a disposizione di questo progetto politico perché credo che in Italia ci sia bisogno di un profondo cambiamento: la Lombardia è la regione considerata locomotiva, ma la Lombardia si deve paragonare prima di tutto con le aree forti dell'Europa», ha detto anticipando alcuni punti del programma, come l'attenzione al territorio e all'ambiente, i trasporti, la sanità e la laicità dei diritti.

«Credo in un centrosinistra unito»

In lista anche Pietro Redaelli, 19 anni, rappresentante di istituto del Grassi: «Credo in un centro sinistra unito, con idee diverse che possono coesistere. Gori è un candidato valido, siamo convinti che con lui ci possa essere un salto di qualità rispetto al lavoro fatto da Maroni». Tra le donne, invece, ecco i nomi di Monica Capodanno (assente alla presentazione) e Monica Piva: «Vivo a Mandello da 2 anni, prima stavo a Monza. Arrivo da esperienze fatte negli anni Sessanta in movimenti per il divorzio e l'aborto, temi che definisco femminili prima che femministi. Non ho mai fatto politica attiva, però, in questi anni, eccetto un'esperienza a Monza. Credo che in Lombardia ci sia necessità di maggiore partecipazione».

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