Folla a Calolzio per i funerali di Augruso: "Le cose belle come Pietro sono eterne"

L'intera comunità si è stretta a mamma Letizia e papà Antonio.

Folla a Calolzio per i funerali di Augruso: "Le cose belle come Pietro sono eterne"
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Spesso si dice che una chiesa non è stata capace di contenere le persone che hanno voluto salutare un caro scomparso. Mai come oggi questa affermazione è non retorica, ma pura verità. Si perchè per dire addio a Pietro Augruso Vita, il 26enne di Calolzio scomparso venerdì in un incidente a Torre de' Busi, c'era una folla. Una intera comunità che si è stretta intorno a due genitori, mamma Letizia e papà Antonio che hanno perso il loro unico figlio metre, in sella alla sua moto, stava andando a lavorare.

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Commosso addio a Pietro Augruso Vita

E' stato monsignor Angelo Riva, parroco di Lorentino ad aprire con solennità e al tempo stesso con tenerezza la cerimonia funebre. “Non possiamo nascondere come il dolore e il dramma di questo momento facciano sorgere in noi tante domande, un susseguirsi di perchè. Non possiamo nascondere come la morte, soprattutto quando porta via una giovane vita come quella di Pietro, piena di sogni e di progetti, rattristi ancora di più la nostra vita, facendoci perdere d'animo, in particolare per la mamma, il papà e chi tra di noi ha conosciuto e amato Pietro" ha detto i sacerdote." Se il dramma del momento con le use domande e i suoi perchè appesantisce la nostra esistenza siamo tutti comunque chiamati dentro la nostra fede, piccola e semplice, debole o coraggiosa, a fare un passo ulteriore per scoprire Gesù, signore della vita e vincitore della morte e delle nostre morti.; colui che anche in questo dramma vuole prenderci per mano per non lasciarci andare nel baratro della desolazione o peggio ancora nel baratro della disperazione. Un Dio che i Gesù si fa uomo esprime tutta la sua impotenza e la sua fragilità; si farà debole e fragile anche lui nel dramma di una morte atroce e assurda, quella sulla croce".

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Il senso autentico dell'sistenza

"A Lui oggi allora, nel silenzio della nostra vita, affidiamo Pietro, la sua storia, i suoi sogni, i suoi progetti, la sua giovinezza; così pure i suoi genitori e tutti noi consapevoli nella fede che Pietro non tronca la sua vita con noi ma in questa dimensione di resurrezione ed eternità donata da Gesù potrà continuare a vivere dando a lui e a noi il senso autentico di vita, perchè la nostra vita sia sempre più abitata da progetti contro tutto ciò che rischia di minacciarla”.

Le parole di don Matteo

In un silenzio rotto dai singhiozzi degli amici e dei parenti, di fronte agli occhi sgomenti di chi ancora fatica a credere che Pietro sia morto sul freddo asfalto di una strada provinciale, don Matteo Bartoli, coadiutore dell'Oratorio di Calolzio, dove Pietro tempo fa aveva fatto il volontario, è salito sul pulpito per pronunciare una straziante e intensa omelia. “Perchè? E' la prima domanda che ci poniamo e poniamo al Signore. Perchè stiamo vivendo un dolore che mai averemmo immaginato di poter vivere. La fragilità di una vita. Basta un attimo In un attimo ci sentiamo più fragili, deboli, soli, esposti, abbandonati. E ci chiediamo: potevamo fare qualcosa? Dio dove era? Abbiamo colpe? E ci diciamo: la vita non ha senso.

Dio soffre con noi

"Sono in molti che in questi giorni hanno pensato tutto ciò. Molti che hanno sentito dio Lontano. Se anche una sola persona qui dentro sta pregando e chiedendo la vicinanza a Dio, lui sarà presente, anche se siete arrabbiati con lui. Duo è qui e soffre con noi e non smetterà di farlo.”. Poi rivolgendosi ai giovani, agli amici del 26enne: “La mamma di Pietro mi ha detto che siete coli la più bella testimonianza che parla da se per la vita di Pietro, un ragazzo che ha amato la vita e ha amato l'amicizia. Per voi amici sarà facile ricordarsi di Pietro quando vi scambierete una buona parola, quando vi darete in abbraccio o un bacio, quando vi sorriderete, quando guarderete, ve lo auguro, i vostri figli. Oggi più che mai li desiderio di vita abiti nel cuore di tutti noi, perchè le cose belle, come Pietro, sono eterne”.

Mario Stojanovic

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