Parroco comasco difende l'ordinanza anti clochard

Il parroco: "Non è dignitoso per una persona vivere di elemosina. E se lo fa per scelta non può avermi come complice delle sue scelte, che reputo sbagliate".

Parroco comasco difende l'ordinanza anti clochard
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Parroco comasco difende l'ordinanza anti clochard.

Ordinanza anti clochard

E’ nota la vicenda dell’ordinanza Landriscina di quest’inverno quando il sindaco di Como, con un provvedimento speciale, vietò l’accattonaggio molesto in diverse zone della città. Diventò un caso nazionale, quella della colazione vietata ai senzatetto. Oggi l’Amministrazione di Mario Landriscina sta lavorando ad un nuovo regolamento di Polizia locale che prosegua su questa linea, cercando di porre un freno al racket dell’elemosima e dei venditori abusivi.

La situazione a Como nel frattempo è tornata quella “pre-ordinanza” e a raccontarla, con parole forti per un parroco , come riporta il giornaledicomo.it , è Don Roberto Pandolfi di Grandate in una riflessione sul sito della parrocchia.

Ordinanza Landriscina: una mattina a Como con Don Roberto

“Giovedì mattina.
Sono a Como per parecchie commissioni. Posteggio la macchina al parcheggio del mercato coperto in via Sirtori.
Mi ricorda le tante partite a calcio in quello che era il campetto del seminario. La macchinetta per il tagliando è presidiata da una giovane zingara che comincia a enumerare i figli e le loro problematiche di salute che richiedono il tuo immediato intervento economico. Arrivo davanti all’entrata del mercato e mi trovo davanti tre baldi giovani africani, che ti chiedono l’obolo e nelle pause tra un “cliente” e l’altro telefonano con telefoni fantastici (ma non vorremo vietare loro anche le telefonate…).

Quel giovane che da Saronno viene a “lavorare” a Como…

Uno dei tre veniva quasi tutti i giorni a san Giuliano e, dopo aver partecipato alla Messa, si metteva alla porta della chiesa con il cappellino in mano, salutando tutti e comportandosi con grande discrezione. Abita a  Saronno e ogni giorno prende il treno per venire a Como a “lavorare”. Per curiosità, guardo anche l’altro ingresso del mercato, in via Mentana, e sto per qualche minuto a osservare i tre giovani africani che sorvegliano le entrate. Questi sono più pedanti e insistenti, rispetto a quelli di via Sirtori, e puntano in particolare le donne anziane. Più scafati, mi vien da pensare, ma non è una tecnica molto vincente, perché indispone il potenziale elemosinante.

I barboni nostrani…

Devo andare in via Cadorna e attraverso i giardinetti di piazza Vittoria, occupati da un piccolo accampamento di barboni nostrani, con diversi cani, i quali barboni filosofeggiano sui massimi sistemi politici. E’ mattina, ma dalle voci impastate e dal numero di bottiglie di birra e di cartoni di Tavernello vuoti che fanno bella mostra di sé sulle panchine dell’improvvisato Aeropago, deduco che l’ispirazione di quei discorsi sia dovuta anche a una buona dose di spirito alcolico.

Moglie e marito

Torno al parcheggio del mercato e, miracolo, la giovane zingara è invecchiata! Al suo posto infatti ce n’è una anziana che pronuncia una cantilena poco comprensibile nei riguardi di tutti coloro che si avvicinano alla macchinetta.

Salgo in macchina e vado all’autosilo del Valduce. Poi mi reco in banca e per andare in centro percorro via Dante. Una ventina di metri prima dell’ingresso dell’ospedale una giovane zingara con due bambini piccoli, accasciata sul marciapiede, tende la mano augurando ogni bene. E’ una vecchia conoscenza di san Giuliano. Ma sembra mancare qualcuno… no, mi ero sbagliato, non manca nessuno. Appostato ad una ventina di metri oltre l’ ingresso c’è il marito, giovane zingaro piuttosto paffutello, che con voce lamentosa e un altro bambino al seguito cerca di impietosire i passanti.

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